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"L'opera di Art Spiegelman denota una concezione dolorosamente 'continuativa' della Shoah. Una deriva inarrestabile manifestata in primo luogo nell'alveo figurale di 'Maus. A Survivor's Tale', ove la maligna costellazione di accadimenti risulta raffigurata unitamente alle sue ramificazioni traumatiche transgenerazionali: un doloroso legato mnestico trapunto di introiezioni negative, incubi, spettri e pervicaci ossessioni. La conformazione degenerativa dell'esperienza concentrazionaria emerge anche in 'In the Shadow of No Towers', dove la rappresentazione del trauma storico vissuto dall'artista l'11 settembre 2001 a Manhattan è non a caso punteggiata da riferimenti all'inconfondibile repertorio figurale di 'Maus'. L'ombra lunga e cupa della Shoah pare imprimere il proprio marchio indelebile su entrambe le opere, configurandole come ricettacoli di un'esperienza traumatica pervicacemente inalveata in una catena di ricordi luttuosi che attraversa e unisce tre generazioni."